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Anaao, clinicizzazione degli ospedali: ulteriore minaccia per la sanità pubblica

Sindacato Redazione DottNet | 30/01/2023 13:28

Di Silverio: “Uno dei più rilevanti motivi di contrapposizione è costituito dalla progressiva occupazione degli spazi, e delle carriere, ospedalieri, attraverso l’utilizzo della didattica come grimaldello per l’accesso alla direzione delle strutture

Di Silverio: “Uno dei più rilevanti motivi di contrapposizione è costituito dalla progressiva occupazione degli spazi, e delle carriere, ospedalieri, attraverso l’utilizzo della didattica come grimaldello per l’accesso alla direzione delle strutture assistenziali"

L’Anaao Assomed denuncia la strisciante clinicizzazione degli ospedali italiani che prosegue purtroppo senza sosta. Camuffata da integrazione tra medicina ospedaliera e medicina universitaria, è un fenomeno tipico dei rapporti tra Facoltà di Medicina e Ospedali del SSN, da sempre caratterizzati da frizioni, conflittualità, contenziosi infiniti, concorrenza su molti fronti. I due sistemi sono oggi, di fatto, estranei l'uno all'altro, scarsamente permeabili, con personale separato da prerogative e compiti differenti, in una condizione che rende teso il rapporto e difficile la collaborazione. 

"Uno dei più rilevanti motivi di contrapposizione – commenta Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed - è costituito dalla progressiva occupazione degli spazi, e delle carriere, ospedalieri, attraverso l’utilizzo della didattica come grimaldello per l’accesso alla direzione delle strutture assistenziali. Malgrado non esista alcuna motivazione di ordine organizzativo, professionale, economico o giuridico, l’identificazione di strutture assistenziali esterne all’Azienda di riferimento "necessarie" allo svolgimento delle attività didattiche viene strumentalmente utilizzata per affidare a personale universitario, a ricompensa di una mancata carriera accademica, posti apicali che la normativa assegna al SSN". 

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L’Anaao Assomed rifiuta di condannare i medici ospedalieri a cedere spazi e competenze all’espansionismo universitario per rifugiarsi nella riserva di un SSN povero e per i poveri, lasciando ad altri le magnifiche e progressive sorti della formazione, della didattica e dell’assistenza nei settori ad alta specializzazione. Tocca alle Regioni intervenire – sollecita Di Silverio - per rendere i rapporti Università-SSN meno conflittuali e più rispettosi dei reciproci fini istituzionali. Anche per costruire il livello di integrazione necessario a superare il vissuto da "separati in casa" che caratterizza la situazione attuale.

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